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Le famiglie italiane hanno accumulato nel tempo ingenti risorse fino ad arrivare a oltre 4.300 miliardi di euro di patrimonio investito in attività finanziarie [1] . Analizzando l’evoluzione della ricchezza nel tempo, si nota che negli ultimi anni la sua composizione è cambiata a netto favore della liquidità.
Oggi la parte più liquida dei risparmi rappresenta circa 1/3 delle attività finanziarie delle famiglie italiane e supera in valore assoluto addirittura il PIL della Spagna [2].
Molti Italiani, preoccupati dalla scarsa visibilità sul futuro e dalle incertezze legate all’economia del paese, hanno quindi scelto di risparmiare, cioè di non spendere in consumi, senza però canalizzare il risparmio verso soluzioni di investimento magari meno liquide ma che potrebbero generare ritorni più interessanti nel medio/lungo periodo.
Cosa rende così difficile investire “bene”, ovvero in modo consapevole e con un orientamento di lungo periodo?
Tante possono essere le ragioni:
[1] Fonte: Conti Finanziari, Banca d’Italia, al 30 giugno 2019
[2] Fonte: Gli italiani e la ricchezza, AIPB, CENSIS, ottobre 2019
[3] Investire con lo specchietto retrovisore” indica l’attitudine a considerare il futuro prevedibile in quanto semplice ripetizione di una serie di eventi passati. L’evidenza empirica suggerisce che il dolore della perdita è in media circa due volte più intenso rispetto alla gioia derivante dal guadagno della stessa somma (“avversione alle perdite”). Seguire il comportamento collettivo del gruppo, ritenuto più sicuro (“effetto gregge”).
Normalmente consideriamo l’idea di investire i propri risparmi solo quando pensiamo di avere sul conto corrente una cifra sufficiente. Ed invece….
I PAC (Piani di Accumulo Capitale) sono un modo per sottoscrivere un prodotto finanziario aderendo a piani di risparmio, che consentono di ripartire l’investimento su più versamenti successivi (a rate…potremmo dire, anche piccole), e costituiscono una valida alternativa per passare da investitore “per caso” a investitore consapevole.
Per attivare un PAC non servono grosse disponibilità finanziare . Si può iniziare subito versando una piccola somma su base regolare (di norma mensile, ma sono possibili scadenze diverse). A prescindere dalle dimensioni dell’investimento, la regolarità dei risparmi ha il potenziale di generare rendimenti migliori nel lungo termine.
Attraverso i PAC non si corre il rischio di dimenticarsi di investire perché questo avviene automaticamente e in modo regolare una volta aperto il piano. E tutto ciò riducendo al minimo l’impatto di scelte di investimento irrazionali guidate dall’emotività.
Quando si comprano abiti, mobili o qualunque altra cosa, si cerca sempre il prezzo più conveniente, in modo da poter acquistare di più e meglio. Lo stesso principio vale anche per gli investimenti. Con i PAC, a seconda della data in cui si investe, si compreranno più quote del fondo nelle fasi di ribasso e meno quote nella fase di rialzo. In questo modo l’acquisto delle quote avverrà ad un prezzo medio (c.d. “prezzo medio di carico”) consentendo un’esperienza di investimento più tranquilla ed evitando i rischi legati al market timing (vedi la tabella qui sotto).
Nel PAC il prezzo di acquisto varia di volta in volta a seconda del momento di mercato e capiterà di acquistare a prezzi più o meno alti. In generale, quando i mercati sono molto positivi, e in assenza di volatilità, il PAC sottoperforma rispetto all’investimento in unica soluzione perché comprando a prezzi crescenti si acquista un numero inferiore di quote. Il PAC non elimina i rischi connessi con l’investimento nel fondo oggetto del piano. La volatilità dell’investimento, sebbene gestita, non viene eliminata. Potrebbe anche accadere che un momento prima del completamento del PAC, Il mercato crolli repentinamente, come accaduto a Marzo 2020 a causa del Corona Virus. In questi casi la soluzione è la durata del PAC
Il tempo è la chiave del successo. È bene prepararsi a una prospettiva di lungo termine, almeno cinque o, meglio ancora, dieci anni. Così l’investimento ha una migliore possibilità di crescere, rinforzarsi e contrastare un’eventuale caduta del mercato quandunque questa accada. Sappiamo che, a partire dalla bolla tecnologica scoppiata nel 2000 i cicli di crescita dei mercati azionari si sono rivelati molto più lunghi delle fasi di calo che si caratterizzano per essere molto veloci e profonde.
I mercati finanziari possono subire anche forti fluttuazioni, ma nel lungo periodo la tendenza, come mostrano i dati storici, è decisamente orientata alla crescita e quindi Il tempo può essere amico perché aiuta a rendere possibile un obiettivo, riduce la volatilità dell’investimento e l’impatto emotivo di un eventuale andamento negativo dei mercati.
La tabella sotto mostra come, allungando l’orizzonte temporale, storicamente sia diminuita la percentuale di periodi con performance negative. Nel concreto detenere azioni globali (indice MSCI World) per 1 anno avrebbe comportato una perdita in circa il 20% dei casi. In caso di investimento a 10 anni il caso di perdita sarebbe sceso a meno del 4% dei casi.[1]
[1] Studio Fidelity Funds 30.09.1994-30.09.2019 su indice MSCI
Un’efficace strategia da usare in abbinamento al tempo può essere quella di consolidare, durante la vita del piano, il capitale che abbia, a quel punto, maturato un rendimento molto interessante, spostandolo su un altro prodotto finanziario poco volatile.
Il principio matematico/statistico che sta alla base dell’efficacia del piano di accumulo rende la strategia adatta anche a patrimoni di grande entità a cui si voglia dare uno spunto ulteriore in momenti di grande volatilità.
Possono essere sospesi in ogni momento, in caso di difficoltà sopravvenute o qualsivoglia motivo
Possono essere effettuati versamenti aggiuntivi in unica soluzione se ad esempio si ritiene di trovarsi in presenza di prezzi estremamente favorevoli.
Le somme accantonate nel piano di accumulo, anche prima del termine naturale, possono essere spostate verso altri tipi di investimento al fine di consolidare un rendimento provvisorio molto positivo. A quel punto il piano di accumulo continuerà normalmente fino a scadenza naturale ma lasciando investita solo la parte residuale dell’investimento.
Segue le regole di un normale investimento in fondi comuni di investimento in base ai quali i profitti vengono tassati al 12,50% se riconducibili a Titoli di Stato emessi da paesi membri della UE e paesi elencati nella White List ai sensi della normativa antiriciclaggio, Titoli emessi da enti sovranazionali.
26% in tutti gli altri casi: Azioni, Obbligazioni Corporate, ecc.
Si parla in questi giorni del prestito, garantito dallo stato italiano, richiesto dal gruppo FCA. Come noto, la richiesta ha creato un acceso dibattito sull’opportunità di concedere la garanzia e le condizioni per farlo.
In realtà FCA non è la sola azienda italiana ad avere spostato la residenza fiscale in Olanda e il rinnovamento del progetto europeo dovrebbe mettere sul tavolo, ai primi punti, una seria riforma che porti ad una autentica armonizzazione fiscale
Si è svolta in data odierna, in unica convocazione, l’assemblea ordinaria di Azimut Holding spa che ha deliberato, tra le varie, il pagamento del dividendo relativo all’esercizio 2019 quantificato in Eur 1,00, con pagamento interamente per cassa a partire dal 20 maggio 2020, data stacco cedola 18 maggio 2020.
Qui sotto il dettaglio delle delibere:
Lo Standard & Poor 500 ha messo a segno nell’ultimo mese un poderoso recupero che lo ha portato dai minimi di 2.191 punti registrati a fine marzo a toccare quota 2800 punti qualche giorno fa.
Ci si interroga sulla natura di questo incremento dei prezzi. Se si tratti di una ripartenza genuina o si sia invece di fronte ad un rimbalzo destinato a spegnersi entro breve.
In effetti alcuni parametri tecnici lasciano intuire una certa debolezza in questo movimento rialzista
Consideriamo che, ad oggi, calcolare una stima precisa della caduta degli utili da qui ai prossimi sei mesi è ancora un esercizio molto complesso.
A seconda delle varie ipotesi formulate si passa da una valutazione corretta dell’indice fino ad una esagerata sopravvalutazione.
In nessun caso siamo in presenza di sottovalutazione del rapporto prezzi/utili che è condizione abituale nelle fasi di minimi primari.
Per contro va detto che la composizione dell’indice borsistico americano negli ultimi anni è molto cambiata ed settore tecnologico, a partire dal 2008, ha assunto una prevalenza sempre più marcata.
Il settore tecnologico nelle circostanze attuali non solo ha mostrato una buona resistenza ma in alcuni casi è addirittura riuscito ad avvantaggiarsi in termini di incremento di prezzi. Si pensi, ad esempio, al caso esemplare di Amazon. Questo spiegherebbe perchè l’indice abbia perso nella prima fase di velocissima discesa appena (si fa per dire) il 35% del proprio valore, puntellato appunto dal settore tecnologico.
Per concludere la probabilità che l’indice possa iniziare a scendere nelle prossime settimane è abbastanza elevata ed un potenziale primo punto di approdo è situato in area 2300 punti (in corrispondenza dell’ellisse arancio) poco sopra il minimo precedente. Dunque un sacrificio di prezzo pari ad almeno un 15%.
Quello che ci sembra di poter dire è che comunque la formazione di una fase di minimo, come già detto in precedenza, sarà faccenda che richiederà ancora diverso tempo. Per questo la strategia corretta per garantire redditività ai portafogli prudenti o molto prudenti nei prossimi anni è incrementare la parte equity del portafoglio ma con un acquisto scaglionato nel tempo da qui ai prossimi 6 mesi, allo scopo di evitare potenziali complicazioni derivanti da un panorama ancora poco chiaro. In fondo va ricordato che oggi lo spread tra Il rendimento medio dello SP500 ed il Treasury a 10 anni è su valori altissimi. In altre parole le azioni non hanno mai garantito un rendimento così elevato rispetto i Bond
Non è raro ultimamente leggere tra i vari mass media scenari apocalittici e come l’attuale crisi da Covid-19 porterà alla recessione globale più pesante nel dopo ’29, più violenta addirittura del 2008.
Intanto però, nell’ultima settimana, gli indici azionari globali hanno archiviato importanti recuperi. Basti pensare all’S&P 500 che, dallo scoppio dell’emergenza sanitaria, aveva corretto con un -35% dai massimi, per poi recuperare negli ultimi giorni la metà di quanto aveva lasciato sul terreno, portandosi a -18% dai massimi. Persino il mercato dei bond, letteralmente crollato nella seconda metà di marzo ha recuperato sensibilmente (ma non completamente e proporzionalmente meno dell’azionario), registrando un recupero soprattutto sulla parte High Yield dopo che sono state pubblicate le minute della Fed.
Ha provato a rispondere il Vice Director di Pharus Sicav Stefano Reali:
“il mercato sta facendo semplicemente una riflessione che noi facciamo da tempo, molto sensata. È ormai assodato che il 2020 sarà un anno molto difficile e sarà necessario solamente capire quanto sarà pesante in termini di tagli sui risultati aziendali e di dati macro negativi. Non va però dimenticato che i tagli e le recessioni hanno una fine, sono limitati nel tempo. E sembra che tutti siano concordi nel ritenere che il 2021 sarà un anno di svolta sui mercati, di totale ripresa, sia in termini di dati economici che di dati aziendali, di earnings. Soprattutto in questo caso, in cui la recessione è legata ad un fattore contingente molto particolare. Quindi il mercato sta semplicemente considerando al minimo il 2020 fortemente volatile e guardando, invece, al 2021, al lungo termine”.
Infatti, per quest’anno il mercato si aspetta che gli utili scendano del 10% mentre, per l’anno prossimo, si aspetta che gli utili ripartano, con un tasso di crescita diretto verso +18,3%. In questo scenario, il Price-Earnings ratio è tornato attorno a 18, livello valutativo più alto di quello di Febbraio 2020, cioè pre emergenza Covid-19.
Come mostrato dal grafico, dando un multiplo agli utili del 2021, si sta pagando il mercato in linea o appena al di sotto della sua media storica. Gli utili del 2020 pesano infatti soltanto un diciottesimo delle valutazioni, perché il mercato prende in analisi gli utili di lungo periodo.
Anche guardando la questione dalla prospettiva dell’Equity Risk Premium (la valutazione relativa delle azioni rispetto ai bond) è possibile notare come sia sui massimi storici, a favore delle azioni, oggi come mai prima. Se ipotizzassimo che gli equity impieghino addirittura dieci anni per recuperare il 18% che manca per tornare ai massimi, significherebbe che il total return dell’azionario americano per i prossimi dieci anni (recupero prezzo del 18% + dividendo) sarebbe pari al 4% all’anno, che è ancora 5 volte tanto il decennale Usa.
Molti investitori iniziano a percepire che “anche questa volta non è diverso”, tanto che, nonostante gli asset rifugio stiano toccando nuovi massimi, l’indice Vix (che misura la volatilità) sta tornando su livelli più “normali”.
Tra i contributi che cercano di rendere chiare ai comuni mortali le dinamiche che regolano la finanza, voglio segnalare la bella iniziativa di un giovane brillante italiano: Francesco Namari, analista finanziario a Londra che insieme al collega ed amico Gianmarco Miani ha messo on line il sito www.bankstation.it. Un elenco di pillole audio con cadenza mensile che in pochi minuti raccontano con semplicità ed efficacia i grandi eventi della finanza mondiale come la rovinosa crisi del 2008 da cui l’Italia non si è mai ristabilita completamente. L’ultimo contributo spiega le differenze tra la crisi del 2008 e quella attuale dovuta al virus, raccontandone le caratteristiche distintive ed arrivando anche a formulare un paio di soluzioni possibili. Ascolto raccomandato !!